Fase3. Far ripartire l'economia ricostruendo l'umano, da dove riprendere.

Fase3. Far ripartire l'economia ricostruendo l'umano, da dove riprendere.




''...c'è qualcosa che viene prima della politica: l'unità morale, condivisione di un unico destino'' Sergio Mattarella per il 2 giugno 2020. L'esortazione del Presidente della Repubblica ben esprime l'orizzonte di impegno cui, tutti, siamo chiamati dopo la fase acuta dell'emergenza sanitaria. 
Il Presidente Mattarella





Nord Sardegna



Ad un mese esatto dall'inizio della Fase2, ci ritroviamo certo, consapevoli o no, in una diversa dimensione della nostra vita che non è quella della normalità pre-Covid, e non è quella faticosissima del lockdown, oggi siamo come dentro un limbo di “libertà vigilata”, nel quale porci – se non siamo sassi o vegetali alcune fondamentali domande: da dove ripartire, umanamente? Quali priorità, quali sfide affrontare per prime, nel lavoro, nello studio, nell'economia delle imprese?

Una recente e interessante sessione di webinar, fra i direttori delle associazioni del Nord Sardegna, proposta dalla CCIAA di Ss, con il fondamentale ausilio di Andrea Granelli (presidente e fondatore di Kanso, società di consulenza), mi ha visto insieme a colleghi e colleghe, provare ad analizzare l'attuale scenario socio economico e ad accennare qualche, seppur timida, risposta nella prospettiva di meglio attrezzarsi per supportare le aziende nel post covid. 

Una delle prime slide riportava una suggestiva ed emblematica frase di Seneca

“se non si conosce il porto di approdo, nessun vento è favorevole”, siamo davvero in un tempo così.

Per 40 minuti sono scorse sui nostri display immagini di dati e grafici (elaborazioni SDA Bocconi) utili a fotografare lo stato della nostra economia, europea, italiana, territoriale. Potete immaginare lo sconforto di veder confermati bilanci e tendenze in parte già conosciuti. Ne riassumo quelli più seri: l'evoluzione del PIL pro capite degli ultimi 20 anni (2000-2019) vede la Germania a +25%, la Francia a +15%, la UK +22%, la Spagna a +20%, l'Italia -2%! Questo il primo cazzotto allo stomaco, un dato immaginato in parte ma obnubilato per pura sopravvivenza. 

Tasso presunto di crescita PIL per il 2020 dell'Italia -9,1. E mi fermo qui, perché la recessione causata dall'epidemia rischia di prolungarsi per gli effetti a catena sulle altre imprese, il peso del debito, la disoccupazione eccetera.

Il Nord Sardegna durante il lockdown (dati CCIAA SS) ha visto sospese le attività del 51% delle imprese e del 43% degli addetti, 44.000 su 103.200. Gli effetti di questa sospensione sono sotto gli occhi di tutti. I settori più colpiti: trasporti aerei e passeggeri, aeroporti, trasporti pubblici, agenzie viaggi e tour operator, alberghi, taxi, autonoleggio, ristorazione. Per contro, registrano buone performance: tutte le attività riconducibili al commercio online, alla fabbricazione di dispositivi per la respirazione artificiale, attrezzature e DPI, tessuti e TNT, supermercati, specialità farmaceutiche, casse funebri, prodotti surgelati. Questi i dati nudi e crudi.

In questo quadro a tinte fosche come possiamo – noi corpi intermedi, mondo associativo, supportare le aziende e gli imprenditori nel post covid, quali priorità possiamo e dobbiamo darci?

Fra i dati rilevanti – durante la sospensione, ma anche oggi – c’è l'essere piombati in un'epoca di mobilità ridotta, in un sistema di infrastrutture e di trasporto sempre più fragile, già in crisi per il terrorismo prima e per l’incuria poi. 

Quindi sollecitare il Governo a metter mano alle Grandi opere è un imperativo.
Un altro dato oggettivo, riscontrato in questo tempo nelle imprese, nella pratica dello smart working, nella Pubblica Amministrazione, nella didattica a distanza e in mille risvolti professionali e/o del vivere quotidiano (basti pensare al rapido espandersi delle piattaforme TV o di quelle per le videoconferenze via web), è stato il cosiddetto “digital divide”, il gap digitale di aziende, territori e famiglie. Il Covid -19 ha accentuato lo spartiacque digitale fra due epoche, fra un tempo vecchio e un tempo nuovo.
Durante il dibattito dell'incontro CCIAA sono intervenuto citando una frase di Papa Francesco: “perché quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca“

Papa Francesco
(Papa Francesco ricevendo in Udienza i Cardinali e i Superiori della Curia Romana dicembre 2019).
Il cambiamento d’epoca di cui parla il Pontefice è tale che ha colto impreparato l’Occidente, è questa frase – attualissima per i tempi che viviamo – costituisce riferimento utile ad affrontare il cambio di paradigma necessario per porci dinanzi alle nuove sfide del nostro tempo.
Questi mesi rappresentano un momento epocale, di quelli che entrano nella memoria e passano alla storia. Abbiamo tutti, ancora davanti agli occhi, l'immagine di un uomo, di bianco vestito, attraversare Piazza san Pietro, da solo, con lo sguardo di uno che porta sulle spalle il peso dell'umanità tutta. ''È il tempo del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è''
Papa Francesco, 27 marzo 2020
Pochi hanno avuto parole così chiare nel bailamme di dati, parole, dibattiti, sproloqui fra esperti, virologi, politici ed economisti.
L'irruzione potente della realtà, la quarantena, il lockdown, ci hanno offerto il tempo del silenzio, della riflessione, della domanda, l'invito ruvido a chiederci come sia (e come sarà) possibile stare da uomini e da donne davanti a queste circostanze per nulla comode, e in gran parte inedite.
Ritornando alle tematiche economiche, ai nuovi paradigmi: è indispensabile colmare il ritardo dell'Italia sul digitale, tema conclamato e problematico. Da mesi ad Olbia assistiamo, mal sopportandoli, agli scavi e alla posa della fibra ottica; da cittadino sono contento che chi ci amministra abbia avuto questa lungimiranza.
Rimane il fatto che il 30% degli italiani, 11 milioni di famiglie, ancora non dispone di un collegamento internet adeguato ai tempi.
fibra ottica
Non si tratta di aver sufficiente banda per Netflix, o per i videogame sul TV! Si tratta di aver gli strumenti adatti per l'e-commerce, la didattica, i pagamenti, il rapporto con la PA, la possibilità di avvicinare clienti e aziende, persone e familiari lontani, gestire macchine da lavoro o domestiche. Occorre che tutti, paesi grandi, ma sopratutto piccoli e isolati, possano godere delle stesse possibilità.
Ovviamente queste '' accelerazioni tecnologiche'' presuppongono una adeguata accelerazione di consapevolezza, di formazione, di proprietà collettive e di skill individuali, di nuove competenze. Tutto questo mutamento d'epoca costringe, già ora, anche noi corpi intermedi, mondo associativo, a rivedere ruoli e modalità di supporto rispetto alle esigenze delle aziende, delle cooperative, delle imprese sociali, del Terzo Settore, per rivedere le tecniche, le procedure della produzione e della erogazione dei servizi.
Anche gli uomini e le donne che vorranno affrontare queste e altre sfide da protagonisti dovranno attingere idee ed energie da qualche fonte certa, capace di infondere speranza. Per quanto mi riguarda trovo corrispondenza nelle parole di una recente intervista di uno scrittore spagnolo. J.A. Gonzalez Sainz,
lo scrittore J.A. Gonzalez Sainz

alla domanda su che cosa lo stesse aiutando di più a vivere in questa condizione rispondeva: 'proprio quella ricerca di serenità che non raggiungo mai quanto vorrei; ricerca di presenze e di compagnia, di qualità di presenze e di compagnie, nelle persone e nelle cose più piccole e comuni e nei momenti quotidiani. Ricerca, propensione, tensione sempre. La scrittura è un modo di quella ricerca. Il linguaggio: ascoltare, leggere, pensare.'
Da sardo, con passaporto sanitario, ci aggiungerei giusto il poter godere la bellezza della nostra Isola, la più bella del mondo!

Filippo Sanna
Filippo Sanna su zoom












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