L'avventura e la grazia del lavoro.



L'avventura e la grazia del lavoro.
Trenta anni fa, esattamente il 15 settembre 1986, iniziava la mia avventura lavorativa nel movimento cooperativo.
Entrai in questo mondo affascinante per gradi, attraverso circostanze apparentemente fortuite e casuali, dapprima coinvolgendomi con amici in un bellissimo percorso sulla Dottrina sociale della Chiesa, poi aderendo ad una delle prime cooperative sociali della Gallura, quindi, su consiglio di un caro amico, partecipando ai colloqui per una borsa di studio bandita da un ministero per giovani interessati al mondo della cooperazione. Non fu estraneo a questa "vocazione" un pellegrinaggio a Lourdes, in qualità di accompagnatore (spingevo la carrozzina) di un amico affetto da sclerosi.
Eviterò di citare dati e nomi per non far torto a nessuno delle tante persone importanti di questa bellissima avventura che, naturalmente, non è stata sempre una passeggiata, anzi, marosi e tempeste non sono mancati.
Per 18 anni ho avuto l'onore di operare in Confcooperative, la centrale "bianca", sotto la guida sicura e ispirata di Tino Tamponi, un leader naturale, instancabile condottiero del movimento cooperativo sardo e poi nazionale. Probabilmente il primo a dare unità e visione a gran parte del movimento nel nord Sardegna. Certo pioniere aggregante per la Gallura. Ho imparato molto da lui ma, chissà mai, se in futuro dovessi scrivere un libro e non una nota su fb, ci sarà abbastanza spazio per parlarne adeguatamente.
Varie vicissitudini, successivamente, mi portarono a scegliere di proseguire il mio percorso professionale nella centrale "laica" AGCI, coinvolgendomi e scommettendo con una decina di imprenditori cooperativi di dare origine alla prima associazione "interamente" gallurese.
La scommessa localistica, dal mio punto di vista strettamente personale, è ben espressa da Cesare Pavese ne La luna e i falò - una delle mie letture preferite - autore piemontese, nato nelle Langhe come me:
"Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti".
Da qui la scelta per Olbia e la Gallura. Da 12 anni opero in questa terra, fra le più belle del mondo, grazie alla fiducia di Michele Fiori, leader pragmatico, ostinato e razionale. Insieme ci siamo messi al servizio dei cooperatori galluresi dimostrando che, con molto lavoro e una struttura leggera, è possibile supportare e far crescere le imprese cooperative e i loro soci facendo rete, facilitando relazioni e rapporti, umani e professionali.


Cooperare per crescere è il motto adottato nella quotidianità, nella prassi operativa di molti di noi cooperatori.
Voglio evitare di parlare di me, non sono bravo con le parole e pertanto mi affido ai grandi della letteratura che, oltre ad allietare lo spirito, spesso sono autentica fonte di ispirazione. Il mio concetto del lavoro è, da sempre, ben espresso da Charles Péguy, ovviamente come modello e forma di ascesi cui aspirare, sono ben cosciente dei miei limiti.
"Un tempo gli operai non erano servi.
Lavoravano.
Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore.
La gamba di una sedia doveva essere ben fatta.
Era naturale, era inteso. Era un primato.
Non occorreva che fosse ben fatta per il salario, o in
modo proporzionale al salario.
Non doveva essere ben fatta per il padrone,
né per gli intenditori, né per i clienti del padrone.
Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura.
Una tradizione venuta, risalita da profondo della razza,
una storia, un assoluto, un onore esigevano che quella gamba di sedia
fosse ben fatta.
E ogni parte della sedia fosse ben fatta.
E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con
la medesima perfezione delle parti che si vedevano.
Secondo lo stesso principio delle cattedrali.
E sono solo io — io ormai così imbastardito — a farla adesso tanto lunga.
Per loro, in loro non c’era neppure l’ombra di una riflessione.
Il lavoro stava là. Si lavorava bene.
Non si trattava di essere visti o di non essere visti.
Era il lavoro in sé che doveva essere ben fatto."

Invece la frase "Poca osservazione e molto ragionamento conducono all'errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità" del Nobel A. Carrel descrive la modalità di approccio che adotto nella vita e nel lavoro.
Ho scelto 30 anni fa di seguire l'intuizione che i valori, i principi e la pratica etica della Cooperazione potessereo rappresentare la forma più avanzata, evoluta e compiuta di democrazia economica.
Aver dato assistenza, nel tempo, ad oltre 400 Cooperative di cui 100 fin dalla loro costituzione, nel Nord Sardegna, mi conferma in questa intuizione.
Oggi voglio continuare a dare supporto a chi crede ancora in questa speciale forma societaria nei modi, nelle persone e nelle circostanze che la sorte, il destino, mi darà ancora da incontrare.
Vi ringrazio per l'attenzione se mi avete letto sin qui.
Ci vediamo in giro, magari per un caffè.
Filippo

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